sabato 10 ottobre 2015

Un viaggio nella mitologia nordica: Il cuore di Quetzal

 UN VIAGGIO NELLA MITOLOGIA NORDICA: IL CUORE DI QUETZAL

L'articolo di oggi è dedicato agli amanti del fantasy battagliero, ricco di azione e magia: ho appena terminato la lettura (tanto attesa ma, ahimè, messa da parte per precedenti letture) di "Il cuore di Quetzal", romanzo fantasy di Gianluca Malato, di cui avevo già parlato in un precedente articolo sul blog. Due righe di presentazione, prima di passare ai commenti sul testo: è un romanzo fantastico, ambientato nella mitica terra di Midgard (secondo la mitologia nordica, il recinto di mezzo, ovvero il mondo in cui vivono gli uomini, opposto ad Asgard, il regno degli Dei), con protagonista Baltak, un mercenario freddo e spietato che persegue i propri interessi e che si ritrova a dover recuperare nientemeno che un Dio: Quetzal. Rapito da Loki e dai suoi servitori per scatenare l'ultima guerra che distruggerà i mondi. Dalla sua salvezza dipende il difficile equilibrio di Midgard.

Come si evince, la trama è quindi quella di un'avventura, anzi potremmo dire che è una vera e propria quest, una cerca, come la cerca del Graal nel ciclo bretone. Una missione, quindi, in cui l'eroe deve recuperare un oggetto (o, come in questo caso, una persona), fondamentale per la risoluzione dei conflitti in corso. Infatti, Quetzal, mitica divinità alata, è stata rapita da Loki allo scopo di fomentare uno scontro tra i giganti e gli uomini del regno di re Galaghor, che si accusano l'un l'altro del rapimento. Ciò non bastasse, lo stesso sovrano, inizialmente lungimirante, si fa tentare dal lato oscuro, deciso a rendere immortale il suo nome e le sue gesta, anche a costo di far massacrare l'intero reame. Sullo sfondo, gli intrighi di Loki, e dei suoi scagnozzi, miranti a destabilizzare il regno degli uomini, preparandolo per il giorno di Ragnarok.

Due parole subito su Loki. Dimenticate il Loki della Marvel (film o fumetti), e anche quello che, a volte, nei miti nordici aiuta gli Asi. Il Loki di "Il cuore di Quetzal" è un Loki cazzuto, demoniaco, crudele, è il principe delle tenebre, il re del male, una figura più simile a quella di Lucifero (l'angelo seduttore, che tenta con le lusinghe ed è pronto a sferzare i malcapitati con la sua verga di fuoco) o del diavolo, che non al mitologico Ingannatore. Una caratterizzazione forte, intensa, che emerge nel corso della lettura del romanzo, nonostante il Dio stesso compaia ben poco, che ne fa un Signore Oscuro sul modello di Sauron o Darth Sidious, un villain senza rimorsi che libera per il mondo i suoi servitori (Hersir e Druhar) per far strage di uomini e assorbire le loro anime, facendole proprie e condannandoli così a un'eterna schiavitù. Come accade al povero Banthus.
Si dice che i Druhar siano malvagi e senz'anima, privi di sentimenti e pietà. Non è che una falsa diceria. Intrappolato dentro quella gabbia di ossa c'è uno spirito vivente che osserva inerme ciò che la perfida volontà di Loki fa compiere al suo corpo. Impossibilitato a reagire, lo spirito vede il proprio corpo uccidere e massacrare, senza possibilità di fermarlo. 
Una caratterizzazione che ho apprezzato molto, amando, nei romanzi fantasy, trovare dei cattivi forti, e non di quelli che, alla fin fine, si ravvedono. Peccato soltanto che Loki compaia poco, ma la sua ombra aleggia comunque su tutti (e anche dentro tutti!). Del resto, che le tinte siano fosche, che la guerra incomba ovunque e che i personaggi si muovano sempre sul filo del baratro tra vita e morte, è evidente fin dall'inizio, con la prima avventura notturna di Baltak in un bordello e, soprattutto, è evidente dalla scelta del protagonista. Baltak è un antieroe, diverso da quello che ci aspetteremmo da un romanzo fantastico: non è Bilbo, non è Re Artù, non è nemmeno Luke Skywalker (al massimo è un pò Boba Fett!). Baltak, infatti, è un mercenario, un guerriero abile e potente che, però, si fa pagare, mettendo quindi i propri servigi (ottimi servigi!) a disposizione di chi lo paga di più, indipendentemente da quali che siano le sue motivazioni o da qualsivoglia remora morale. Fa il lavoro sporco: ruba, uccide, recupera manufatti, si sporca le mani, e non gli importa particolarmente, purché sia pagato bene! 


Va detta una cosa. Personalmente l'ho intuito fin dall'inizio, ma i capitoli nel passato l'hanno confermato. Ogni persona è quello che è, in virtù di ciò che ha vissuto fino a quel momento. Baltak ha subito traumi notevoli (come rivelato nei capitoli del passato, sulle sorti del fratello, ad esempio), per cui si è indurito, la vita l'ha indurito e gli ha fatto capire che, a volte, per sopravvivere bisogna essere molto forti e azzannare gli altri prima che ti mordano. Per sua stessa ammissione: Ho viaggiato a lungo, ho conosciuto gente di ogni tipo, costumi vari e differenti. Ma una caratteristica che ho sempre trovato in tutti gli esseri umani è la propensione al muovere guerre. A me poco importa, anzi più guerre ci sono, più lavoro c'è per me.

Un protagonista che, quindi, si fa notare, non solo agli occhi del lettore ma anche di chi lo incontra. Tutti, infatti, risultano colpiti da Baltak, da Elisandra a re Galaghor, persino a Thor e Loki. Il motivo lo scopriremo leggendo il libro e, devo dire, la rivelazione sull'origine di quella voce che a volte parla a Baltak (e che io pensavo essere i suoi pensieri!) è stato un piccolo ma ben studiato colpo di scena.

Questo il protagonista, Loki il nemico principale. Poi ci sono una decina di altri personaggi secondari che completano il quadro. Sul fronte Divinità, c'è ovviamente Quetzal, il leggendario Dio della fertilità che porta la vita ovunque, anche nelle desolate Terre delle nebbie, e i più "classici" Heimdall, custode del Ponte Arcobaleno dalla vista e dall'udito così acuti da riuscire a cogliere anche la crescita di un filo d'erba, Thor il possente, glorioso figlio di Odino in possesso del martello scaglia-fulmini, e infine Odino stesso. Oltre a loro, compaiono le Valchirie, le emissarie di Odino, e una mostruosa figura, relitto di culti della Prima Era, nota come Chimera, la Dea del sangue e della morte, al centro di un orribile culto sanguinoso. Divinità, quindi, che ai nostri orecchi suonano come appartenenti a pantheon diversi ma che nel romanzo "Il cuore di Quetzal" si fondono in una cosmogonia unica, la cui storia è facilitata anche dalle righe introduttive di ogni capitolo, solitamente "estratti" da qualche opera storica o canzone popolare. Altro simpatico stratagemma che ho molto apprezzato e che permette al lettore, più avido di notizie sulla Storia, di scoprire come si è evoluto il mondo nelle quattro Ere finora vissute. Ultima leggendaria figura è quella della Fenice, che vive da sola in un'isola sperduta; una figura leggendaria che trasuda però solitudine, come scoprirete.

Nel campo umano, troviamo Re Galaghor (dalla morale altalenante), Helke e Elisandra, Banthus, soldati pregni d'onore che però non amano combattere, re che vorrebbero essere ricordati per l'eternità, damigelle in pericolo, e ovviamente maghi, stregoni, monaci che vivono in località sperdute, contadini indifesi e villaggi sempre alla mercè del potente più potente. Va detto che, a mio parere, il punto di forza del romanzo non sta nei personaggi (a parte Baltak, gli altri non sono molto approfonditi, sappiamo quel che ci interessa sapere ai fini dello svolgimento della storia), in quanto è un romanzo "monopersonaggistico" (un pò come Lo Hobbit, di Tolkien, ad esempio, ben diverso dalla pluralità di personaggi de Il Signore degli Anelli), bensì nel dipanarsi della vicenda nel corso di una trama ben articolata, che si muove non soltanto nello spazio (ovvero nei tanti luoghi diversi attraversati da Baltak, città, regni e castelli, villaggi sperduti, montagne, caverne, isole e terre nebbiose) ma anche nelle vicende in cui il protagonista si imbatte nel corso della sua cerca di Quetzal. Un viaggio che permette al lettore di scoprire anche come è strutturato il mondo in cui  Baltak si muove, con i suoi culti, le sue leggi, i suoi Dei, e anche un viaggio nel tempo. Ho già detto infatti che ai capitoli nel presente (la maggioranza) sono periodicamente intervallati capitoli nel passato, che raccontano la fanciullezza di Baltak e la sua forzata maturazione. Una stranezza: i primi capitoli nel passato hanno l'indicazione "Il passato - parte prima, seconda ecc.." poi gli altri no, e ammetto che in un paio di occasioni ciò mi ha lasciato un momento confuso nella lettura.

Una parola sullo stile dell'autore, che già avevo apprezzato in "La torre del gigante". Niente introspezione alla George Martin, niente paroloni pesanti e giri di parole, Gianluca Malato scrive in modo semplice, diretto, chiaro, raccontando la storia senza troppi fronzoli. Non si perita di mostrare il sangue che scorre, la violenza e il sesso, ma con un leggero distacco che rende il romanzo quasi una cronaca. C'è qualche refuso e qualche tempo verbale da rivedere, in vista di una futura edizione, ma per essere un'opera d'esordio il livello è decisamente buono. 

Concludendo, "Il cuore di Quetzal" è un romanzo che ho amato leggere, non soltanto perché è stata una lettura scorrevole e non pesante, non soltanto per l'ambientazione ispirata alla mitologia nordica (gli Asi, Asgard, i viaggi tra i mondi), ma anche per la trama che, lungi dall'essere l'ennesima storia d'amore tra impossibili creature paranormali, ha messo in campo personaggi cazzuti e pronti a usare le mani (in questo caso, le rune!) quando ci vuole, con tante avventure, battaglie e colpi di scena continui. Certo, alla fine viene da chiedersi se sia tutto qui o non ci sia altro, come il finale aperto fa pensare, ma quantomeno la cerca di Quetzal (e il salvataggio del suo cuore) è conclusa. Altre avventure per Baltak di certo arriveranno. A proposito, ricordo che Baltak è protagonista anche del racconto "La maschera d'oro", sempre di Gianluca Malato, disponibile gratuitamente sugli store.


 

Per info su "Il cuore di Quetzal":
Sito dell'autore Gianluca Malato
Sito della casa editrice Nativi Digitali
Approfondimenti e curiosità sul romanzo.

 
 

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