mercoledì 2 dicembre 2015

Il Calibrario dell'Avvento - Giorno 2: La legge dell'oblio

IL CALIBRARIO DELL'AVVENTO - GIORNO 2: LA LEGGE DELL'OBLIO

Secondo giorno di dicembre e secondo appuntamento con lo speciale Calendario dell'Avvento dei libri che accompagnerà il blog, e i lettori, fino a Natale. Dopo aver presentato il nuovo fantasy avventuroso di Valerio Sericano: "Horsemen", oggi tocca a Luca Simioni, con il suo romanzo "La legge dell'oblio", edito da Limana Umanìta Edizioni, piccola ma combattiva casa editrice marchigiana che si occupa di manuali per giochi di ruolo e antologie di racconti. Questo il loro sito per scoprire di più.

Luca Simioni ha partecipato più volte, con i suoi racconti fantastici, all'antologia "I mondi del Fantasy", risultante dall'omonimo premio di Limana Umanìta, e all'ultima edizione di Lucca Comics & Games ha presentato il suo (secondo) romanzo fantasy, dall'affascinante titolo "La legge dell'oblio", abbinato ad una copertina davvero intrigante, in linea con la trama (sembra una sciocchezza ma tante volte le copertine sono fighe ma non c'azzeccano nulla con la storia!) e evocativa. Avevo già segnalato il romanzo in un precedente articolo sul blog, oggi, ultimata la lettura, scopriamo qualcosa di più. Intanto, una veloce scheda introduttiva.

Titolo: La legge dell'oblio
Autore: Luca Simioni
Editore: Limana Umanìta Edizioni
Genere: fantasy
Formato: cartaceo
Pagine: 348
Prezzo: 15 euro
Disponibile sul sito della casa editrice e su Ibs.
Pagina Facebook del romanzo.
Pagina facebook della casa editrice.

"Non c'è nulla di poetico nei confini: sono il punto in cui una lunga lama separa quel che è nostro da ciò che potrebbe diventarlo". 

Quarta di copertina: Gli uomini non conoscono più il deserto, per secoli gli occhi rossi degli wadi l'hanno sorvegliato per loro dall'alto delle torri. Oggi ne hanno paura, perché i predoni si sono fatti più temerari: qualcosa sta accadendo oltre le distese di sabbia bianca, ed è giunto il momento di scoprire cosa. Chiamato alla missione, Mado saluta la propria comunità-torre per un viaggio dall'esito incerto insieme a compagni che non si è scelto, e i suoi occhi di wadi saranno testimoni dei terribili miracoli di una magia dimenticata e della sorte di rinnegati sanguinari. Mentre macchine e armi straordinarie avanzano per combattere l'impero, Mado sarà impegnato a difendere la sua famiglia e la sua gente, ma l'attacco più grave è quello che ne sta minando le certezze, dopo quanto visto nel deserto: una blasfema minaccia per il dominio degli uomini, miracolosamente sfuggita alla legge dell'oblio.

L'oblio è un dolce sollievo o una condanna? La quarta di copertina ci introduce la vicenda. Siamo nella Marca Occidentale dell'impero, difesa dal popolo degli wadi dall'alto della comunità-torre (ultimo avamposto della civiltà), quando un improvviso nemico sorge dal deserto, da quel deserto che l'impero e gli uomini hanno dimenticato, tanto che una nuova pericolosa civiltà ha potuto svilupparsi indisturbata. Una civiltà particolare, composta di persone appartenenti alle razze più diverse (wadi, ma anche senadi, mazar, sangue misto...), unite dal culto nel Primo Pastore e nel (unico e vero) re Kalum. Una civiltà che ha saputo sfruttare l'ambiente desertico, e tutte le sue potenzialità, traendone la forza per crescere e ponderare infine l'attacco all'impero. In mezzo a questa situazione di guerra incombente si ritrova Mado, il (nuovo) capitano degli wadi della comunità-torre, nominato dal buon vecchio Aga come suo sostituto.

Mado è il personaggio principale del romanzo, sulle cui spalle l'autore appoggia la cinepresa, permettendo al lettore di seguirlo nei suoi spostamenti: prima dalla comunità-torre attraverso il deserto, fino a raggiungere l'improbabile civiltà di Gemale, poi di nuovo a casa, nella capitale, a Samina, lungo il Passo Clessidra e infine di nuovo a Gemale. Mado, va detto, è un soldato nell'animo, ha proprio lo spirito del soldato, non soltanto la forza e l'addestramento, ma anche il modo in cui approccia i problemi, senza mai adirarsi o offendere un superiore, e pronto a mettersi in riga anche malvolentieri. Di sicuro è un personaggio studiato bene, anche se per gusto personale l'ho trovato un po' freddo, preferendogli il più incasinato Nessu (un po' il Loki della situazione). Era un wadi come Mado, ma istigò una rivolta anni addietro, venendo esiliato, e adesso si ritrova a comandare la sicurezza di Lord Tiberius, a Gemale; ma è davvero questo che Nessu vuole? Fin dall'inizio, con le sue battute sprezzanti, il wadi "traditore" si fa notare, portando a chiedersi per chi davvero stia combattendo. La risposta, alla fine, è la più ovvia, ossia Nessu combatte per sé, anche se, nel suo animo tormentato, c'è spazio per una piccola altra persona. Il suo tormento, secondo me, è un pò il tormento degli wadi, quel bel casino in cui anche Mado si ritrova a vivere: da un lato, infatti, gli wadi sono parte dell'impero e hanno l'onore (o l'onere) di controllare il deserto, una specie di ultima difesa a protezione degli uomini; dall'altro questa posizione può apparire anche come una condanna, una specie di confino per tenerli lontani, e non farli integrare, nell'impero. Inoltre, come di fatto accade, possono essere usati come "cuscinetto" per respingere le invasioni, lasciarli morire e poi intervenire quando l'invasore si è stancato, poco importa se qualche centinaio di wadi ci sia rimasto secco. Ecco, di fronte a questa situazione di bilico, Nessu non ci sta, e sceglie di lottare per sé. A mio parere Nessu rappresenta il libero arbitrio, il caos, la possibilità di scegliere (anche sbagliando) il proprio destino rispetto all'ordine prestabilito e preimpostato dell'impero, dell'autorità (politica o religiosa che sia) e delle tradizioni.
"Chi si ritiene l'unico artefice del proprio destino perisce in solitudine, dopo essere vissuto per nulla. Solo far parte di un grande disegno può salvarci dall'insignificanza."
Uno dei punti di forza del romanzo è sicuramente la descrizione di questo "mondo" e dei suoi variegati abitanti (mazar, wadi, senadi, varrakj, senza sangue...) ben delineati, ognuno con le sue caratteristiche, fisiche e comportamentali, frutto evidente di un lavoro attento di studio da parte dell'autore. Va fatta una premessa: "La legge dell'oblio" è un romanzo impegnativo da leggere, non è un libretto che si può buttar giù in un paio di giorni, bisogna mettercisi con la testa. Non che la trama sia complessa o pesante, ma la costruzione di questo mondo (la Marca Occidentale e il deserto) è così ben studiata e sviscerata che il lettore deve prestare attenzione, per non perdersi tra le varie razze che lo popolano. Come tutti gli epic o high fantasy (che dir si voglia), inoltre, essendo ambientato in un regno immaginario, c'è da prestare attenzione ai nomi (dei luoghi o dei personaggi), per visualizzarli sulla propria mappa mentale. A questa attenzione al world-building (termine terribile, ma al momento non mi viene di meglio...), si accompagna uno stile pacato, misurato, garbato ma che non rinuncia a essere impreziosito da tecnicismi, soprattutto in campo bellico e strategico. Un po' come il deserto stesso, che sembra un bel posto tranquillo, all'apparenza, salvo poi nascondere temibili segreti.


Senza scendere troppo nel dettaglio sugli eventi (che poi, di per sé, sono lineari), sui cambi di fronte e sulle varie posizioni dei personaggi, è interessante sottolineare come dietro l'aspetto bellico e avventuroso del romanzo compaiano molteplici spunti di riflessione, di oggi come di ieri. Giusto per citarne alcuni: la purezza razziale, l'isolamento delle razze o l'integrazione? La fedeltà cieca a una fede religiosa o il mettere in dubbio i suoi assunti? L'individualismo estremo o la vita in comunità? La distruzione del passato in nome di un nuovo culto di potere (sì, ammetto che la Fratellanza, quando distrugge le statue, mi ha fatto venire in mente l'Isis...)? Il tutto senza tralasciare gli intrighi e i giochi di potere, gli scontri (i momenti che ho apprezzato decisamente, in particolare l'attacco di Mado e Nessu alla fortezza volante. Ottime pagine!), gli elementi più puramente fantastici (forme di telepatia, cristalli con poteri particolari, creature bizzarre) e qualche accenno al particolare armamentario degli eserciti, che rivela un'influenza steampunk (ossia la presenza di alcuni elementi tecnologici, soprattutto armi o mezzi di trasporto, legati al carbone e alle innovazioni scientifiche).

"Gli eroi sono quelli che vanno a morire, ma hanno bisogno di un capo che gli dica come."

Concludendo, "La legge dell'oblio" è stata un'ottima lettura, decisamente originale (sia nel mondo creato dall'autore che nello sviluppo della trama), diversa dai tanti fantasy molto più commerciali e immediati scritti oggigiorno in terra italica. Ci sono di sicuro molteplici influenze, letterarie, cinematografiche, storiche, mescolate assieme in un risultato che, pur nella sua finzione, risulta reale, credibile e, di fatto, funziona. Anche l'ambientazione desertica l'ho trovata originale (mi è capitato di leggere fantasy con dei passi che si svolgono nel deserto, ma, appunto, inteso come uno dei tanti luoghi, qua invece il deserto gioca proprio un ruolo da protagonista, accanto a Mado e Nessu) e si accosta bene al tema della dimenticanza (l'oblio del titolo).

In chiusura, vi ricordo che potete seguire l'autore e il romanzo "La legge dell'oblio" su Facebook, rimanendo aggiornati sulle presentazioni e gli incontri. Ad esempio, il 10 ci sarà una presentazione a Fontaniva (PD).

Buona lettura! Ci leggiamo domani con un nuovo libro del Calendario dell'Avvento! :)


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