sabato 4 giugno 2016

Segnalazione fantasy "Ferion" di Francesco Maneli



SEGNALAZIONE FANTASY "FERiON" di FRANCESCO MANELI

Questa è una storia ambientata in una terra magica, in un mondo pieno di mistero, di cavalieri e combattenti formidabili; una terra in cui la forza del cuore è pari a quella dell’acciaio. La forza di cui si parla è l’abisso del cuore, un potere unico, come unico è il passato ed il cuore di ognuno. In questo mondo i giorni bui diventano ultimi desideri di chi si riscatta cambiando la propria vita ed il proprio destino attraverso una colpa o un passato oscuro. Perché il miglior modo per affrontare il futuro nasce dagli errori che si commettono e dalla capacità di crescere con loro. La sofferenza è una fiamma che non si può spegnere ed è proprio questa fiamma che con la sua luce rende visibile il nostro coraggio e ci permette di vedere chiaramente chi siamo.



Titolo: FERION,  Cuore vs Acciaio
Autore: Francesco Maneli
Editore: Cavinato Editore Internazional
Genere: Fantasy per ragazzi
Formato: Cartaceo e ebook
Pagine: 461
Prezzo: 20 euro (in promozione a 17 euro), ebook 6 euro
ISBN: 9788869822827
Disponibile su tutti gli store di libri
Su Amazon disponibile un estratto.

Trama:

Tutto iniziò quando la notte aveva già avvolto il mondo e sembrava non lasciar spazio più a nulla. In questo tempo e luogo sconosciuto il grande drago Angarus, signore del cielo e della terra di Tabraca, si trovò a fronteggiare una situazione inaspettata: un bambino.
Un bambino dal passato avvolto nelle tenebre, dense e misteriose, come lo era quella notte. Tutti hanno un passato, tutti commettono errori, ma solo pochi sono in grado di superarli e renderli magia, trasformarli in fiamme che alimentano un cuore e quel bambino per quanto piccolo aveva lo stesso destino che accomuna tutti gli uomini, quello di sbagliare. Il suo errore però gli costerà caro, gli ruberà il braccio, il quale sarà avvolto dalle tenebre, che tenteranno di rubare anche il suo cuore.

Ferion crescerà aiutato da Angarus e un mago guerriero, che nonostante sia un donnaiolo riuscirà a fargli trovare quel calore che solo una famiglia può donarti. Così tra la vita, un drago e un mago, Ferion diventerà grande fino a che non si troverà a fronteggiare il più grande errore che avesse mai commesso fino a quel momento. Questo cambierà il suo destino, portandolo lontano da quelle persone che erano diventate la sua casa. Lontano per contrastare quell’oscurità che aveva dentro e che restava visibile a tutti come un peccato sul suo braccio, ormai diventato quello di un demone.

Ferion affronterà mostri e demoni, si allenerà con tre maestri alquanto eccentrici e sadici ma allo stesso tempo fortissimi: un nano, un mezzo elfo e un guerriero rinnegato. Capirà che tutti portano una colpa sul proprio cuore e insieme con loro e Arila una ragazza dal passato difficile, riuscirà a diventare più forte e a crescere; così forte che il destino della sua vecchia città e delle persone che ama sarà nelle sue mani.


Estratto dal capitolo II: La giusta mamma


Altidor non aveva un lavoro in particolare, ogni tanto lo vedevano tornare con un’enorme quantità di selvaggina dalla foresta; una parte la teneva per i suoi bisogni, l’altra la vendeva per avere moneta in tasca e comprare quello che mancava.
Era rispettato da tutti nel villaggio; quando tornava dalla caccia, donava sempre un po’ di carne alle famiglie che avevano bisogno, ma non erano solo le sue virtù a essere conosciute; aveva un grande fascino e molto spesso gli piaceva scherzare con le donne, amava bere e giocare d’azzardo. In questo senso non era un vero e proprio esempio di vita, ma da quella notte qualcosa, purtroppo, doveva cambiare nel suo modo di vivere.
Aveva accettato di prendersi cura del figlio di Nalu, per questo la prima cosa da fare era trovare una donna che potesse accudirlo nella sua tenera età. Dopo che il drago gli consegnò l’impegno solenne, la promessa, in poche parole il bambino, ritornò a piedi verso il villaggio recandosi verso casa sua, ma udendo il bambino piangere pensò che avesse fame. Non sapeva cosa fare, certamente non poteva dargli la carne che possedeva a casa, ma un’idea lo fulminò: Catrina, pensò.
Catrina era una delle levatrici del villaggio, una donna bellissima, che non si era mai sposata: diceva di meritare molto di più che uomini bugiardi e vecchi ubriaconi. Era arrivata a Ondurar non molti anni prima, il suo passato era oscuro e non aveva mai parlato con nessuno dei motivi che l’avevano spinta a trasferirsi; non aveva un buon rapporto con Altidor, anzi molto spesso litigavano volentieri: il mago aveva provato ad avvicinarsi per conquistarla e, a dire il vero ci era anche riuscito, ma quando lei lo trovò ubriaco con tre ragazze nella locanda di Marlok, dopo avergli spaccato un bicchiere in testa, non volle più sapere niente di lui.
Il mago pensò: ‘Sicuramente se mi presento da lei non la prenderà bene, ma resta la mia unica speranza.’ Dopo un momento di esitazione decise di andare.
Camminò per un po’ in quella notte stellata – il cielo era limpido senza una nuvola e la luna offriva un abbraccio di tiepida luce e calore –, fino a che si presentò alla porta.
Era tardi, ma nonostante questo sapeva di non avere scelta e quindi iniziò a bussare. In un primo momento non rispose nessuno, fino a che una luce si accese, prima al secondo piano della casa, poi al piano terra; Catrina si guardò bene prima di aprire, chiedendo chi fosse, e quando sentì che a bussare alla porta era Altidor rispose: “Brutto ubriacone, se sei venuto qua a smaltire la sbornia hai sbagliato casa. Il porcile è nella fattoria dei Darlet.”
Altidor disse: “Vecchia bisbetica, non sono ubriaco e soprattutto non mi sembra di essere brutto visto che più di una volta mi hai concesso le tue labbra.”
La porta si aprì violentemente ma, veloce, una mano già carica di violenza era pronta: il mago non fece in tempo a parlare che uno schiaffo risuonò nel silenzio di quella sera e subito dopo la porta si richiuse.
Il mago restò un attimo con l’espressione che aveva prima che quel tifone si abbattesse sulla sua guancia, poi quando il dolore raggiunse il cervello, esclamò: “Santo cielo! Questo non lo meritavo mica!” E una timida lacrima scese sul suo viso, mentre dall’altra parte un sorriso si stampò sulla faccia di Catrina, che intanto con la schiena si era appoggiata alla porta.
Ma udendo la risposta del mago solo dopo alcuni secondi, disse: “Sei tardo anche di cervello! Persino il dolore fa fatica a farsi capire.”
Anche il mago sorrise, dicendo poi: “Su, avanti, dolce Catrina, ho qualcosa da mostrarti. Ho bisogno del tuo aiuto.”
Dopo alcuni minuti Catrina si decise ad aprire e disse: “Su, avanti, cosa devi mostrarmi?”
Altidor abbassò lo sguardo sul bambino che stava tenendo in braccio; quando anche lo sguardo di Catrina si poggiò sul bambino, un ringhio uscì dalla sua gola e un nuovo schiaffo tatuò il viso di Altidor, il quale, senza muoversi e con una piccola lacrima che scendeva questa volta sulla guancia opposta, disse: “Allora il tuo è un vizio!”
Catrina restò immobile dicendo: “Adesso le sgualdrine con cui vai ti riportano i doni del tuo amore?”
Il mago la guardò. “Come al solito fraintendi tutto, il ragazzino non è mio, anche se a dirla tutta un po’ mi somiglia. È stato abbandonato nel bosco, fammi entrare e ti spiegherò tutto.”
Catrina lo fece entrare. Prese tra le sue braccia il bambino, il quale fece un enorme sorriso; il suo cuore si sciolse, ma quando alzò lo sguardo per sentire spiegazioni da Altidor, il suo viso tornò severo. Una smorfia passò veloce sul viso del mago, che le disse: “Come puoi, in un attimo, passare dalla dolcezza alla rabbia? Sei una donna matta.”
Catrina lo guardò rispondendo: “Se non vuoi che ti renda meno uomo di quello che sei, non sfidare la mia pazienza. E poi il tuo volto m’irrita.”
Il mago la guardò sorridendo, era una donna forte che nascondeva nella sua rabbia una dolcezza infinita; i due si sedettero e il mago abbozzò una storia dicendo che quella sera aveva deciso di fare una passeggiata nel bosco e, durante il suo cammino, aveva udito il pianto di un bambino. Girando un po’ alla ricerca di quel suono straziante, lo trovò sotto una quercia.
Catrina non credeva molto a quella storia, ma sapeva che non poteva lasciare quel bambino nelle mani di quell’irresponsabile, così decise di aiutarlo, anche se sapeva che sarebbe stata dura. Catrina era insospettita anche dall’età del bambino: doveva avere già alcuni mesi, e questo faceva supporre che chiunque fosse stata la madre lo aveva tenuto con sé per un bel po’. Il pensiero la inquietava perché questo dimostrava che la donna era stata costretta ad abbandonarlo; ma non fece nessuna domanda, sapeva che qualunque storia ci fosse dietro quel cucciolo di uomo questo non aveva importanza.
Dopo che ebbe sistemato il bambino pulendolo e facendolo mangiare, si sedette al tavolo per parlare con Altidor, e chiese: “Volevo chiederti una cosa. Come pensi di crescerlo?”
“Con il tuo aiuto, ovviamente. Sai benissimo che da solo non potrei” rispose il mago.
Catrina lo guardò per poi dirgli: “Starà con me qui a casa, e tu verrai tutti i giorni a vederlo fino a che non sarà abbastanza grande da poter venire con te. Va bene?”
Il mago diventò per un istante serio, poi disse: “E se vivessi anch’io qui con te? Potrei alleviarti il peso del lavoro con i miei massaggi. Cosa ne pensi?”
Un nuovo schiaffo gli si stampò sul viso; poi una risposta fredda: “Maiale, faremo come ho detto io e mi pagherai con la carne della caccia. E niente scherzi.”
Il mago sorrise rispondendo: “Va bene. Io ci ho provato, ma le mie intenzioni erano serie. Comunque faremo come dici tu.”
I due, dopo essersi messi d’accordo, si salutarono.
Catrina lo accompagnò alla porta dicendo: “Mi raccomando, hai promesso!”
Il mago la guardò e disse: “Non preoccuparti. Il ragazzo è anche interesse mio.”
Altidor si voltò per andarsene, quando Catrina lo chiamò; il mago corse verso la porta dicendo: “Sapevo che ci avresti ripensato” e si lanciò per baciarla; un ennesimo schiaffo lo colpì.
Altidor restò fermo e poi disse: “Potevi dirmelo che mi stavo sbagliando. Non c’era bisogno di maltrattarmi così.”
Catrina sorrise rispondendo: “Hai ragione, ma ci avevo preso gusto, e poi comunque questo è per qualsiasi cosa farai stanotte lontano da questa casa; ho preferito portarmi avanti con il lavoro. Comunque, prima che tu vada c’è bisogno di dare un nome a questo bambino. Non credi?”
“Hai ragione, principessa dai modi garbati, ma ci ho già pensato: si chiamerà Ferion.”
Catrina lo guardò incredula dicendo: “Non pensavo che da quella boccaccia potesse uscire qualcosa di buono! Va bene, allora sarà così!”
Il mago sorrise e prima di allontanarsi le gridò: “Catrina, cerca di avere più fiducia nelle persone, perché possono sorprenderti, anche se tu non lo credi possibile.” Si allontanò con il cuore sereno e pieno di speranza, convinto che sarebbe andato tutto bene.
Allora, vi ha incuriosito questo fantasy? Sembra un estratto interessante. Per scoprirne di più, trovate il romanzo su tutti gli store di libri, facilmente reperibile.

Francesco Maneli è originario di Napoli e questo è il suo romanzo di esordio. Buona fortuna! :)






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