domenica 31 luglio 2016

Intervista a Alberto Chieppi, autore di "Il marchio del serpente"

INTERVISTA A ALBERTO CHIEPPI



Cari lettori, se ricordate, qualche giorno fa vi ho proposto un interessante romanzo fantasy italiano: "Il marchio del serpente" (disponibile su tutti gli store), di cui vi ricordo in breve la trama: "Sam è un teppistello quindicenne che vive nei sobborghi milanesi, passando le giornate saltando la scuola e vagando per la città senza meta. Una notte, la sua intera esistenza viene stravolta quando l'avvenente vicina di casa lo salva dal tentativo di rapimento da parte degli Spector. Sam scopre così di essere uno stregone destinato a salvare il Reame Incantato dall'oppressiva tirannia del Cancelliere Magnus Paladin, a cui gli Spector rispondono. Incredulo ma convinto a scoprire la verità sulle proprie origini, Sam attraversa il portale magico che lo catapulta in un mondo pericoloso abitato da maghi e stregoni in perenne rivalità. Sirio Paladin, figlio minore del Cancelliere, vive invece all'ombra del nome della sua potente famiglia e dei fratelli ben più abili e coraggiosi; il giovane mago, durante il suo addestramento, resta coinvolto in un complotto ai danni del padre che cercherà di sventare con ogni mezzo. I due ragazzi scopriranno, ognuno a suo modo, che le loro vite sono in balia di forze oscure e che dovranno lottare per salvarsi e trovare il loro posto in un mondo popolato da goblin pasticcioni, misteriose confraternite e draghi terrificanti, proprio mentre un antico male viene liberato e minaccia di distruggere l'intero Reame Incantato a capo di un esercito di orchi, non-morti e uomini lucertola."
 
Oggi sul blog "I mondi fantastici" ospitiamo l'autore di "Il marchio del serpente", Alberto Chieppi, in una bella intervista in cui parla di sé, dei suoi libri e del suo amore per la scrittura. Buona lettura!
Per altre informazioni vi rimando alla pagina Facebook della saga.




Ciao Alberto,

parlaci un po’ di te. Quali sono i tuoi interessi, le tue passioni?



Ciao. Mi chiamo Alberto e sono nato e cresciuto vicino Milano. Sono sempre stato molto curioso e, fin da bambino, ho cercato di scoprire cose nuove attraverso i libri; non era raro che i miei genitori mi trovassero in camera con il naso incollato all’atlante o a un’enciclopedia perso per ore a viaggiare con la fantasia. Mi sono sempre appassionato a tutto ciò che mi apparisse fuori dall’ordinario e che, nei miei pensieri, si trasformava in qualcosa di fantastico e magico. Crescendo, sono rimasto folgorato dalla bellezza dell’universo e ho deciso così di studiare Astrofisica, attratto da tutto ciò che ci fosse ancora da scoprire nelle vastità infinite del cielo. Adoro le serie tv e ne guardo a decine contemporaneamente, a patto che ci sia sempre nella trama qualche elemento fantastico o misterioso. Quando famiglia e lavoro assorbivano molto meno tempo, riuscivo a dedicarne una buona fetta alla lettura, soprattutto di romanzi fantasy; anche se ho letto un po’ di tutto nel corso degli anni. Mi diverto a creare mostri, draghi e storie fantastiche per i miei due meravigliosi bimbi.



Com’è stato, e com’è tutt’oggi, il tuo approccio alla scrittura? Perché scrivi? Per piacere, per passione, per lavoro? Verso quali generi, o quali tipi di storie, sei orientato?



Ho iniziato a scrivere in modo serio e sistematico soltanto da grande; non sono uno di quegli scrittori maledetti che dichiara ai quattro venti di aver iniziato a scrivere ancor prima di aver imparato a parlare e di non poterlo non fare pena patimenti e supplizi eterni dell’anima. La scrittura mi piace, perché è un’arte che permette di creare; adoro il momento in cui, come in un sogno, ci si perde nei propri pensieri immaginando un luogo, delineandone poco alla volta tutti i dettagli, decidendo in maniera onnipotente quali siano le leggi della fisica che lo determinano, quali personaggi lo popolino e quali avvenimenti vi accadano. Per questo motivo, il mio genere preferito è il fantasy dove, in un certo senso, tutto è concesso, ci sai può sbizzarrire e la fantasia può correre libera a patto che non si perda di credibilità davanti al lettore, cadendo nell’assurdo.



Quali sono le tue letture preferite? Che generi preferisci leggere? Se tu dovessi scegliere il romanzo della tua vita, qual è?



Leggo un po’ di tutto ma, come detto in precedenza, il mio genere preferito è il fantasy. Mi piacciono in genere tutti i romanzi in cui si possa evadere dalla realtà, mentre mi annoiano quelli in cui non si possa allontanarsi neanche un po’ dalla vita di tutti i giorni.

Fra i romanzi che preferisco, un posto speciale è riservato a quelli che compongono il Ciclo di Death Gate di M. Weis e T. Hickman; trama avvincente e originale e una costruzione dell’intreccio davvero notevole, a mio avviso.



Passiamo al tuo romanzo “Il marchio del serpente”, come è nato? Cosa avevi in mente all’inizio? Che storia volevi raccontare?



Ci sono voluti quasi quattro anni per portare a compimento la stesura de Il Marchio del Serpente. Avevo iniziato altre storie in precedenza ma, per diversi motivi, nessuna di esse ha visto la luce; tuttavia, hanno contribuito ognuna in maniera diversa a fornirmi alcuni dei tasselli fondamentali della trama de Il Marchio del Serpente. Quando ho iniziato a scriverlo, il mio intento era quello di creare qualcosa che fosse divertente; non nel senso di qualcosa di comico, quanto piuttosto di una storia che potesse interessare, intrattenere, catturare il lettore, proprio come i romanzi che più mi erano piaciuti. È stata una sfida per me, volevo a tutti i costi arrivare in fondo, nonostante le difficoltà che si incontrano nella stesura di un romanzo così lungo e articolato. Il momento in cui ho capito che ero riuscito nell’impresa è stato quello in cui mia moglie, una delle persone più colte e intelligenti che conosca, lettrice di centinaia di libri, non amante del fantasy ed ex studentessa di liceo classico, a stesura ultimata dopo aver letto i primi capitoli sul treno tornando dal lavoro mi ha detto: “Alberto, sei bravo!”



Ho notato che il libro è il primo capitolo di una saga, le Cronache del Reame Incantato. Di quanti libri sarà composta la saga? Avevi già in mente fin dall’inizio l’idea di scrivere una saga o l’idea iniziale per un libro solo si è espansa mentre scrivevi?



Il Marchio del Serpente è il primo capitolo delle Cronache del Reame Incantato. Al momento, ho perfettamente in mente lo sviluppo della trama generale e quello che dovranno affrontare i protagonisti delle vicende narrate. Credo che la saga sarà composta da cinque libri; attualmente sono impegnato nella stesura del secondo romanzo e ho da poco superato la metà. Ho sempre amato le saghe che si sviluppano su più libri e, fin da subito, ho deciso che volevo cimentarmi con la scrittura di una di esse. Una delle cose che mi piacciono di più del processo creativo di una saga è che, nonostante l’intreccio generale sia già ben chiaro nella mia mente, procedendo nella narrazione, mi sorprendo nell’immaginare deviazioni o colpi di scena di cui, fino a poco prima, non sospettavo nemmeno l’esistenza; la sfida, sta nel fatto di dover poi trovare il modo di far tornare i protagonisti sul binario sul quale corre la trama principale, altrimenti potrei perderli per sempre in qualche landa desolata.



Nell’oceano di romanzi autopubblicati, perché un lettore dovrebbe leggere il tuo libro?



A volte, sorridendo, me lo chiedo anche io. Ad ogni modo, credo che il motivo principale stia nel fatto che, nonostante il romanzo riprenda molti degli elementi tipici del genere fantasy, ne Il Marchio del Serpente ho cercato di intrecciarli in maniera nuova.



C’è un personaggio, o più di uno, a cui ti senti legato particolarmente? Perché?



Non mi sento legato a nessuno dei miei personaggi in particolare; per me sono tutti importanti. Il Marchio del Serpente abbraccia le storie di molti dei personaggi, tanto che è difficile dire quale sia il vero protagonista. Ognuno di essi ha qualcosa in particolare che mi piace, ma ho deciso che tutti, in un modo o nell’altro, dovranno prima o poi evolversi e trasformarsi, alcuni in modo più marcato, altri in maniera inaspettata e sorprendente, altri ancora stravolgendo le credenze del lettore maturate fino a quel punto della storia.



Come scegli i nomi per i tuoi personaggi? Hanno qualche significato? Suonano bene?



Ho voluto che i nomi dei personaggi del mio romanzo avessero un significato; ho passato molto tempo, quindi, a cercare nomi che avessero un legame con le vicende e la storia del personaggio. Thanatos è un letale drago nero; Argo è un amico fedele; Ercole è un guerriero dalla forza micidiale; Grimilde la strega più potente del Reame Incantato; Mephisto uno stregone vendicativo.



In Italia ci sono più scrittori che lettori, e non è un modo di dire ma realtà. Lasciando da parte i problemi, cosa consiglieresti per uscire da questa situazione critica? Un’idea, una ricetta “estiva” per incentivare la lettura, quale potrebbe essere secondo te?



Domanda da un milione di euro! Non saprei proprio. Tuttavia, quello che mi sento di dire è che mi piacerebbe che anche in Italia, come in altri paesi, i grandi editori avessero più coraggio di rischiare per portare all’attenzione del pubblico anche i giovani scrittori sconosciuti. Attualmente, si assiste, a mio avviso a un momento in cui molti editori italiani pubblicano una marea di titoli stranieri forti del fatto che nei paesi d’origine questi romanzi abbiano venduto tonnellate di copie, soprattutto per quanto riguarda la narrativa di genere. È possibile che tutti i giovani scrittori esordienti italiani non sappiano scrivere? Non credo. Ma sono in ben pochi i grandi editori pronti a rischiare, tanto è vero che i lavori che ricevono in valutazione, probabilmente vengono direttamente cestinati (chi pagherebbe al giorno d’oggi tutti quei collaboratori che servirebbero altrimenti per leggere tanto materiale di cui forse solo una minima parte è di valore?)



Progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa?



Vorrei riuscire a pubblicare il mio secondo romanzo, il seguito de Il Marchio del Serpente, entro la fine del 2017.



Grazie per essere stato ospite del blog “I mondi fantastici”.



Grazie a te, Alessio, per l’opportunità che dai a uno sconosciuto come me di raggiungere i lettori del tuo blog!

A presto

Alberto




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