mercoledì 21 dicembre 2016

Recensione "Il crepuscolo degli Dei" di Stefano Mancini

Recensione "Il crepuscolo degli Dei" di Stefano Mancini

Stefano Mancini torna sul blog "I mondi fantastici", con il romanzo "Il crepuscolo degli Dei", che chiude la prima trilogia ambientata nelle terre di Mhur: l'età delle guerre. Sottolineo che il romanzo è il seguito diretto di "Il figlio del drago", la cui lettura è praticamente obbligata per meglio comprendere situazioni e personaggi. Come già scritto nell'articolo su "Il figlio del drago", la lettura del primo volume della trilogia, invece, "Le paludi d'Athakah", non è prettamente obbligatorio, narrando fatti avvenuti molto tempo prima. Può essere interessante, per gli appassionati, leggerlo magari alla fine, come ulteriore viaggio nell'epopea degli eroi di Mhur. Un po' come leggere il Silmarillion per gli appassionati di Tolkien.

Se "Il figlio del drago" mi era piaciuto, "Il crepuscolo degli Dei" l'ho divorato, tanto che mi sento in colpa per avergli dedicato così poco tempo (due giorni!). Ma chissà, magari il prossimo anno ci scappa una rilettura! Onestamente, leggere Stefano Mancini è una garanzia, so già che il libro mi piacerà, è una certezza. Nel caos della vita che ogni giorno ci aggredisce, è bello sapere di avere un'isola felice dove poter approdare, i libri servono anche a questo, a rilassarti, a divertirti, a farti volare verso mondi fantastici, e in questo il nostro Tolkien italiano riesce benissimo. Sa come appassionare il lettore, tenendolo incollato alla pagina. Sa convincere con la vividezza dei suoi personaggi e la complessità degli ambienti e delle situazioni mostrate.

"Il crepuscolo degli Dei" prosegue il conflitto epocale scoppiato tra elfi e nani, che adesso raggiunge proporzioni apocalittiche. I confini sono stati tracciati, gli antichi legami non esistono più. Se prima c'era, anche se minima, una speranza, una possibilità che i rancori venissero attenuati, che la pace o la diplomazia potessero far rinsavire Kalanath o i nani, qua... niente. La speranza muore, assieme a migliaia di nani, elfi e uomini, non soltanto soldati ma anche gente comune, in quanto la guerra, in questo romanzo, diventa totale. Con il coinvolgimento degli uomini, iniziano e si moltiplicano gli attacchi anche ai danni della popolazione civile, che viveva in città o villaggi lontani dai fronti di guerra. Una guerra davvero totale (come il titolo di uno dei capitoli).
In molti tra la sua gente avevano ormai dimenticato i giorni in cui elfi e nani erano stati alleati, in cui scambiarsi doni era solo una delle forme di cortesia reciproca. Ma non lui. Lui continuava a vedere il solco immaginario fra le loro genti farsi più profondo e più ampio a ogni affondo. Quella guerra aveva cambiato e stava cambiando il corso della Storia. E se qualcuno avesse provato a dirgli che lo stava facendo in meglio, gli avrebbe risposto che nessun meglio valeva tutte quelle morti. 

Ovviamente non vi svelerò come finisce la guerra, né il destino dei vari personaggi, che comunque ho trovato particolarmente vivi, quasi in grado di uscire dal libro, ascia o spada in mano. Ho apprezzato Aethalas, per la sua intraprendenza, il suo voler lottare sempre e comunque, nonostante le difficoltà, un po' come Pegasus nei Cavalieri dello Zodiaco (anche se non approvo il suo voler difendere sempre Kalanath fino alla fine); idem Aethorn, anche se ho notato ha avuto un po' meno spazio rispetto al precedente volume. E comunque il drago che si solleva maestoso e incendia è sempre uno spettacolo. Kalanath... beh, si potrebbero dire tante cose su di lui, alla fine è lui stesso ad ammetterlo nella seconda metà del libro: è un ragazzetto a cui è stata messa una corona in testa. Non ha né il carisma del padre, né la sua abilità "politica", tutto ciò che sa fare è proclami pomposi a cui però non riescono a seguire gesti di forza. Un re con una corona formale in testa, ma senza più un regno. 

Il personaggio che ho apprezzato di più, tirando le fila dei due libri, credo sia stato Drogo, nonostante di solito non abbia simpatia per i nani. Ma ho apprezzato come è evoluto il suo carattere, passando dall'essere guerrafondaio (all'inizio, ricordate, era lui, piuttosto che Thorsen, a voler scendere in guerra!) a rendersi conto dello sfacelo causato al suo regno e al suo popolo da quella guerra assurda, una maturità conquistata dopo anni di distruzione e morti, tra cui la morte del suo amico re. Forse persino lui si è accorto di quanto gli mancasse Thorsen al suo fianco soltanto dopo la sua scomparsa.


…Forse la Storia dirà così. O forse dirà che è esistito un tempo in cui eroi leggendari si batterono per le sorti del mondo. Un tempo in cui i draghi tornarono a solcare i cieli e in cui elfi e nani diedero prova del loro coraggio e del loro valore. Forse un giorno la Storia dirà che è esistito un tempo in cui gli dei stessi erano all’apice della loro potenza. E come tali si scontrarono…"

Il pregio più grande del libro, oltre ad avere una trama ampia e coinvolgente (che l'autore sa tenere unita, alternando capitoli su diversi fronti di guerra), è quello di bilanciare le ragioni (o l'assenza di ragioni) del conflitto stesso, senza favorire elfi o nani, bensì mantenendosi in equilibrio. E' un libro che segna la fine di un'epoca, il tramonto dell'epopea dorata di elfi e nani e l'inizio di un mondo nuovo. Come sempre, libri come questo offrono tanti spunti: sono fantasy sì, ma parlano di popoli in guerra, amici che diventano nemici, odi e rancore. Non sono forse sentimenti e situazioni che scaldano l'animo delle genti del mondo, ogni giorno? A ognuno la sua risposta. Presto leggerò anche "Le paludi d'Athakah" e, soprattutto (non vedo l'oraaa!), "L'erede del mago". 

Buon Natale a tutti i lettori di "I mondi fantastici!".





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