lunedì 9 gennaio 2017

I luoghi di "L'ora del diavolo" - Alpi Apuane (2)

I LUOGHI DI "L'ORA DEL DIAVOLO" - Alpi Apuane

Quarto appuntamento con i luoghi dei racconti di "L'ora del diavolo". Dopo aver parlato di Viareggio (qua), Lucca (qua) e di alcune montagne delle Apuane (qua), torniamo sulle Montagne della Luna, concludendo il nostro viaggio in località citate nell'antologia. Luoghi che, come quelli descritti in precedenza, offrono spunti davvero interessanti agli appassionati di fantastico, luoghi quasi fiabeschi. Una "terra di mezzo" vicina a noi.

Monte Corchia: il monte Corchia è molto panoramico sulla Pania della Croce e deve la sua fama all’omonimo antro causa di polemiche ed aspre battaglie, non solo verbali, tra gli speleologi ed i lavoratori delle cave che si sono concluse con l’apertura della grotta turistica. Il monte è molto bello, ma anche molto impegnativo e pericoloso con il ghiaccio invernale. Le leggende principali si raccontano nella zona di Levigliani su cui il monte incombe con la sua massa imponente. Si parla dell’Omo Selvatico personaggio strano e misantropo che vive nei boschi e nelle grotte ed è in grado di fornire notevoli conoscenze all’uomo “civilizzato”. Di personaggi del genere si tratta ampiamente in varie zone delle Apuane.
«Sono le fate, Fabio. Gli spiriti della natura. Quando piove, amano farsi trascinare dalle correnti e allora escono dalle loro grotte, da qualche parte sul Corchia, e se ne vanno in giro chissà dove, forse per riunirsi alle loro compagne alla cascata dell’Acquapendente»

Monte Altissimo’Altissimo è un monte imponente se visto dal mare nonostante in realtà non sia molto alto. Comunque la sua vetta, facilmente raggiungibile, offre un panorama straordinario sulla catena Apuana, sul mare e sulle isole liguri e toscane. Fu esplorato da Michelangelo che ne intuì le potenzialità legate all’estrazione del marmo statuario e proprio le cave, la maggior parte ormai abbandonate, ne segnano profondamente le pendici e costituiscono una sorta di Parco di archeologia Marmifera. Il panorama che si gode dalla vetta è molto bello sia sul mare che sulle Apuane settentrionali e meridionali.

Nei giorni di pioggia, guardando le pareti di roccia del Corchia o dell'Altissimo, potrà succedere anche a voi di vedere le fate di pioggia, proprio come è successo a Fabio nel racconto omonimo.
Allora le vide.
Si stagliavano evanescenti e leggere contro le pareti di roccia dell’Altissimo e ridevano (o forse cantavano?) con una voce cristallina che il vento gli portava all’orecchio, sebbene non riuscisse a capirne le parole.«Un bello spettacolo, vero?» parlò allora l’uomo con cui si era scontrato e di cui, nell’eccitazione del momento, si era dimenticato. «Le fate di pioggia. Scommetto che ti piacerebbe afferrarne una!»

Monte Fiocca: Il monte Fiocca è una tozza montagna formata da rocce scistose e ricoperte da prati che si eleva a 1711 metri. La vetta e la parte sommitale si trovano nel comune di Vagli Sotto mentre le pendici meridionali sono territorio di Stazzema. È facilmente raggiungibile dal passo omonimo per tracce di sentiero, oppure dalla zona del Fatonero senza alcuna difficoltà. Esso ricorda le montagne appenniniche e domina il paese di Arni.

Nella sua conca meridionale si trova il Bosco del Fatonero, luogo di leggende e misteri.

Con il dubbio nel cuore, Lencio Meo si allontanò dal campo di battaglia, correndo a rifugiarsi nel bosco vicino. Era sul medio versante del Monte Fiocca, stretto tra le forze dei Signori dei Boschi e della Natura, che a stento riuscivano ad avanzare, indeboliti anche dalla miglior posizione occupata dal nemico, e l’armata del diavolo che, ritto sulla cima del rilievo, scagliava palle, vampe e frecce di fuoco su tutti loro. Aveva già incenerito mezza montagna, affumicando i suoi rivali e spezzando i loro cuori alla vista di tanta devastazione; le fate, in particolare, che dalla natura traevano nutrimento, parevano baluginare fiacche e lente, prossime allo spegnersi.«La luce di tutti voi si estinguerà a breve!» gridò il diavolo, affidando al vento le sue parole, che raggiunsero tutti gli impavidi che ancora lottavano.

Bosco del Fatonero: il Fatonero è un bosco abbarbicato al monte Fiocca pieno di fascino e di mistero che si percorre sempre con piacere per dirigersi da Arni al Passo di Fiocca ed oltre. È ben visibile da lontano la sua macchia verde-scuro che cambia colore con le stagioni. L’origine del nome è da faeto-a dal latino fagetum diffuso nella toponomastica toscana dal X secolo e proprio Fatonero è il toponimo più alto nella nostra regione.

Il nome è riferito a faggio nero ed al fatto che il fitto bosco non lasciasse passare i raggi solari: da lontano il bosco appare come una macchia verde-nera. Nella fantasia popolare il bosco era abitato da folletti e dal famigerato Linchetto, dispettoso e disturbatore sia di uomini che di animali. Gli spiriti ed i folletti di notte vagavano per il bosco e danzavano tenendosi per mano e creando magici giochi di luce. Queste storie sono sopravvivenze di miti e riti dei Liguri Apuani e del loro culto degli alberi e degli spiriti tutelari delle foreste a cui si sono sovrapposti poi miti latini e germanici. Non dimentichiamo che i liguri furono sostituiti da popolazioni di origine latina che si mescolarono poi con tutte le genti che invasero a più riprese la penisola italiana portando con sé le loro tradizioni.

Lencio udì le grida di giubilo. Allora corse fuori, in tempo per vedere una sagoma enorme avanzare da sud, scavalcando con un solo passo il letto di un torrente, e poi con un altro passo il bosco del Fatonero, schiacciando i pirati dell’Avversieri. La sua altezza era inconcepibile, la sua forza tale da sradicare un pezzo di monte e scagliarlo contro la cima dove sostava il diavolo, sommergendo lui e i linchetti sotto una pioggia di roccia e terriccio.«Incredibile!» mormorò Giosalpino. «Il gigante del Monte Freddone si è svegliato! Devono essere stati gli streghi». E infatti, attorno alla testa del colosso di pietra, svolazzavano decine di scie luminose che, Lencio intuì, erano i Serpenti Volastri con i loro signori in groppa.

Monte Sumbra: il Sumbra è una montagna singolare che cambia fisionomia secondo il luogo di osservazione. Essa unisce ai tratti appenninici della vetta, nel versante settentrionale, la severità della parete meridionale strapiombante sul solco della Tùrrite Secca. Essa è estremamente severa e difficile a salire per i rocciatori a causa della pessima qualità della roccia. L’escursionista può facilmente salire alla vetta da Capanne di Careggine godendo dei panorami unici e severissimi della parete meridionale. Percorrendo la strada Castelnuovo Garfagnana-Arni, nel tratto da Campaccio a Tre Fiumi, si può facilmente apprezzare tutto il grandioso versante meridionale interessato, in passato, anche dall’escavazione del marmo.

Da Vagli il monte sembra un gigante accucciato con la testa rivolta ad ovest.


Cascata dell'AcquapendenteL’Acquapendente è la cascata delle Apuane e merita la piccola fatica necessaria per arrivare alla sua base. È un luogo poco conosciuto e poco frequentato nella realtà dell’Alta Versilia che offre interessanti borghi e meravigliosi paesaggi oltre a tutte le possibilità di escursioni nelle Apuane Meridionali. Per apprezzarla è necessario che nei giorni precedenti sia piovuto altrimenti si rischia di trovarla a secco. Il termine Acquapendente è diffuso in tutta Italia con il significato di cascata.
i due rami della cascata non al massimo della loro portata
La nostra Acquapendente è una cascata originata dal salto di un ramo del canale Deglio, che proviene da un fiume sotterraneo (detto fiume Vidal) che passa sotto il Rifugio Del Freo a Mosceta e viene alimentato dalle acque che penetrano nel complesso carsico del Monte Corchia.
Essendo la roccia ricca di materiali ferrosi la luce del sole crea bellissimi giochi di luce con sfumature rosse che, naturalmente, possono essere apprezzate solo con la giusta illuminazione.
Il balzo roccioso è di circa una ventina di metri e la cascata è visibile nei periodi piovosi e si presenta in due rami principali separati tra loro. Questa cascatella è poco conosciuta e quindi poco frequentata, ma forse è bene così ad evitare ulteriori danni per questo ambiente già colpito dalla furia degli elementi.

Nei racconti di "L'ora del diavolo", alla cascata dell'Acquapendente si radunano le fate! :)
Giunto dietro un albero si fermò, osservando lo specchio d’acqua che si apriva poco oltre. Uno stagno formatosi dalla cascata dell’Acquapendente, che in realtà era una serie di balzi e spruzzi d’acqua a ridosso della montagna, incassata tra due speroni di roccia che la mettevano al riparo da occhi indiscreti. Come avesse fatto il nobile a sapere dove cercare, Fabio non se lo chiese, non in quel momento, troppo preso dal delizioso spettacolo di fronte a lui.

Tutti i testi delle montagne provengono dal sito www.escursioniapuane.com
Gli estratti dei racconti vengono dal mio libro "L'ora del diavolo". 


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