mercoledì 23 agosto 2017

Recensione "Di metallo e stelle" di Luca Tarenzi

Recensione "Di metallo e stelle" di Luca Tarenzi

Bentrovati, amici dei mondi fantastici. Oggi torno a parlarvi di uno dei miei autori fantasy italiani preferiti, colui che mi ha iniziato all'urban fantasy. Sto parlando di Luca Tarenzi, dei cui libri precedenti vi ho abbondantemente parlato in tanti articoli (che potete trovare cliccando sul tag Luca Tarenzi, alla fine dell'articolo). Nel 2016 è uscito "Di metallo e stelle - L'apprendista di Leonardo", romanzo fantastico autoconclusivo, edito da Gainsworth Publishing e ambientato nella Milano del 1499. Devo dire, avendo letto tutti i libri dell'autore, che questo è uno dei suoi capolavori. Per gusto personale se la gioca con "Quando il diavolo ti accarezza" e "Godbreaker".

Partiamo dalla trama. Come dicevo, siamo a Milano, ambientazione classica dei romanzi di Luca Tarenzi, ma stavolta non siamo nella Milano odierna (quella di "Le due lune", "Quando il diavolo ti accarezza" e "Godbreaker"), né in quella imperiale (quella di "Demon hunter Severian"), siamo nel pieno del Rinascimento, alla fine del Quindicesimo Secolo, un momento fondamentale nella storia mondiale. Siamo in quel lasso di tempo che segna la fine del Medioevo e l'inizio dell'Era Moderna: Lorenzo il Magnifico è morto, il sistema di equilibrio che aveva retto dalla Pace di Lodi, garantendo una certa stabilità e pace agli staterelli italiani, si è rotto, il nemico straniero (la Francia) sta invadendo la penisola italiana. Tutti gli stati sono in subbuglio. Milano, in quel periodo, è retta dalla signoria degli Sforza, guidata da Ludovico il Moro (presente anche nel romanzo), e stretta in assedio dagli eserciti dei francesi. Un momento delicato e fragile su cui si innestano le avventure di Giacomo, l'apprendista di Leonardo Da Vinci, in quel momento ospite alla corte di Ludovico il Moro.

Attenzione, però. Non stiamo leggendo un romanzo storico. Come in altri suoi lavori, l'autore gioca con la Storia, si diverte a usarla come sfondo per imbastire una bella trama fantastica (che poi, rispetto ad altri romanzi, forse qua la componente fantastica è più limitata, o comunque assume una sfumatura diversa). Non ci sono, infatti, creature tipiche dell'immaginario locale o figure leggendarie, no, qua si parla di alchimia! Una scienza molto particolare, da cui Leonardo Da Vinci, come altri prima e dopo di lui, era attratto. 
"Il punto di partenza di tutto erano i pianeti. "Ciò che è in Basso è come ciò che è in Alto, e ciò che è in Alto è come ciò che è in basso, per compiere il miracolo della Cosa Una". Così comincia la Tavola di Smeraldo, un testo antichissimo che gli alchimisti veneravano come una specie di Vangelo. Si supponeva che il suo autore fosse Ermete Trimegisto, il primo di tutti gli alchimisti, il filosofo più sapiente mai venuto al mondo, vissuto - se mai era vissuto davvero - in Egitto ancor prima dei tempi di Mosè."
La storia è, come sempre, molto ben ritmata. A raccontarla è Giacomo, l'apprendista di Leonardo, un ragazzetto molto curioso, sempre attento a ciò che accade attorno a lui (chi non lo sarebbe, del resto, avendo Leonardo Da Vinci come maestro? Chi non sarebbe curioso di scoprire cosa combina nella Stanza Proibita?) e che, a forza di essere curioso, si ritrova invischiato in una situazione decisamente complessa. Un romanzo dove c'è spazio per amore (nel senso più ampio del termine), per l'azione e gli scontri, ma anche per gli intrighi, i giochi politici e, più intimamente, per la ricerca e scoperta di sé. Un romanzo che, se vogliamo, insegna ad amare noi stessi, ad accettarci per quello che siamo, indipendentemente da quello che gli altri possano pensare o vedere in noi.
"Ascoltami, fratello! Non è il perché, è il come! Io non so il motivo della mia vita, ma scelgo io come viverla! Io scelgo se essere gentile o crudele, se essere sincero o bugiardo, se essere un uomo o un mostro. Io scelgo se uccidere o risparmiare una vita!".
Ho apprezzato molto il messaggio che traspare dal romanzo, questo amore per la vita e verso la vita, e verso la libertà di viverla ciascuno a modo suo, assieme all'ambientazione, alla ricostruzione storica e ai personaggi (Giacomo, Leonardo, Ludovico, il Prototipo, tutti molto interessanti e ben caratterizzati). Un romanzo che consiglio, sia perché è autoconclusivo, non fa parte di saghe, sia per l'originalità della trama, un amalgama ben riuscito di Storia e leggenda. 

Nota di merito, a parte, per la bellissima copertina di Rita Mira. Davvero ben azzeccata! Chi sarà mai quella figura alata? Lo scoprirete entrando nel Castello Sforzesco assieme all'apprendista di Leonardo! Ma non dalla porta principale, oh no, lui preferisce... strade secondarie e meno battute, dove si scopre la vera Milano dell'epoca, con tutti i suoi segreti! :)

 



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