sabato 9 dicembre 2017

Recensione "Nero elfico" di Daniele Picciuti

Recensione "Nero elfico" di Daniele Picciuti

“Nero elfico” è un libro fantastico di Daniele Picciuti, edito da Watson Edizioni, in formato cartaceo e digitale. Non è propriamente un romanzo, ma neppure una raccolta di racconti; per definizione del suo stesso autore, è un “Serial Book Tutto-in-uno” che “si presenta al lettore con una ambientazione fantasy abbastanza classica” dove poi entra con prepotenza un’unica sola regola: “non ci sono regole”. Trattandosi di un bizzarro fiction, mescola infatti tanti generi diversi (dal fantasy stretto alla fantascienza, passando per horror e scene a tinte forti).
Ponte Spaccato è un villaggio sperduto di quattrocentocinquanta abitanti, un paese di fabbri, muratori, contadini, falegnami e artigiani, gente semplice che conduce una vita tranquilla. Finché non fa la sua apparizione Lacero, un mezz’elfo feroce e astuto, che nel giro di poco tempo riesce a diventare sceriffo.
Lui e Violata, la sua donna, una spietata assassina, si trovano presto al centro di una serie di macabri e sanguinosi avvenimenti che sconvolgono la cittadina. Il Male stesso, nelle vesti di alcuni personaggi diabolici e perversi – il demone Scribacchio, la contessa Bianca, il mago Grimorio, il nano Toro-Dai, il Negromante – si abbatte su quella povera gente che, suo malgrado, dovrà fare affidamento, per la propria sopravvivenza, al “male minore” costituito dalla scanzonata coppia di criminali. 
Della partita saranno le terribili gemelle Coro, il Castigatore muto, il grosso Melmone e sua madre Poiana, e numerosi altri personaggi uno più improbabile dell’altro… Presto, tutti comprenderanno che l’ago della bilancia in questo scontro è il Trono d’ossa, un antico artefatto che dà, a chi vi siede, il dominio sui morti.

Come indicato sopra, il libro si compone di un insieme di episodi, riassumibili con i titoli dei capitoli: “Il mistero delle vergini morte”, “A.A.A. Sceriffo cercasi”, “La contessa Bianca”, “I giorni dell’anello”, “L’eroica missione”, che compongono la prima parte, che segna fondamentalmente l’arrivo e la presa di potere di Lacero sulla comunità di Ponte Spaccato, il legame con Violata e le primi missioni. La trama si fa più fitta, e più compatta, più romanzo, nella seconda parte, che ruota attorno al Trono d’Ossa infatti, culminando con la battaglia a Serafinia e la conclusione, momentanea, delle vicende di Lacero e del resto degli abitanti di Ponte Spaccato. Anche gli episodi singoli, comunque, soprattutto quelli della prima parte, non sono storie a sé stanti ma approfondiscono comunque la trama orizzontale, dando spazio a personaggi secondari o spiegando meglio alcune situazioni importanti ai fini dello sviluppo della trama. Va da sé che la curiosità del lettore per ogni aspetto della vita quotidiana del paesino e dei suoi abitanti rimane al massimo per tutto il libro, per cui ben vengano anche episodi autoconclusivi.

Lo stile è uno dei punti di forza del libro, ed è proprio come dovrebbe essere. Ogni storia, per colpire, ha bisogno non soltanto di una trama solida e di personaggi che escono dal libro, ma anche di essere raccontata con lo stile giusto, usando le parole adeguate al tipo di storia da raccontare. Ecco, l’autore ci riesce perfettamente, perché “Nero elfico” è raccontato come deve essere narrato: senza fronzoli, con uno stile diretto, faccia a faccia, muso a muso; uno stile che non esita a adattarsi anche al parlato dei personaggi (come il caso del “diaio” scritto da Melmone) o alle situazioni più d’azione e di battaglia. Nel corso del romanzo, le situazioni e i personaggi sono i più vari, in un calderone di generi e influssi letterari che spaziano dal fantasy più epico alla fantascienza, dall’horror a scene di puro sesso animalesco, il tutto condito con la giusta ironia, esagerando volutamente alcuni aspetti, appunto, bizzarri, siano le prestazioni del nano Toro-Dai, sia la sequela di morti che Lacero e Violata si lasciano dietro, la goffaggine di alcuni personaggi o l’assurdità di situazioni frutto della commistione di generi.
Violata rifiutò cortesemente quella melma nauseabonda che esalava miasmi sanguigni e si sistemò su una sedia in disparte, a rimirare l’arredamento interno di quella stamberga. C’erano pelli d’orso sul pavimento a far da tappeti e pelle di cervo lavorate a oscurare le finestre, teste di cinghiale sul caminetto e sull’uscio, zanne di drago in bella vista al centro del tavolo, collane di nasi strappati e orecchie tagliate a far da corredo a piccoli quadri, per lo più ritratti di elfi e gnomi morti, appesi a quelle che sembravano unghie di troll conficcate nel muro. L’odore di sangue e budella che appestava la casa le dava il voltastomaco.


“Nero elfico” è un romanzo geniale. Ok, l’autore ha detto che non è propriamente un romanzo in senso stretto, ma considerando l’assenza totale di regole, chissenefrega. Inoltre la sua struttura unitaria, che ruota attorno alle vicende di Lacero e Violata e dei poveri abitanti di Ponte Spaccato (il cui numero, come indicato a apertura e chiusura del libro, si riduce sempre di più), lo avvicina più a un romanzo che a una raccolta di racconti. E’ geniale perché mette il lettore di fronte a situazioni eterogenee e bizzarre (volutamente, ovvio), scardinando le regole di un fantasy tradizionale e mescolando generi diversi in un pentolone che, però, alla fine funziona, sempre tenendo fede all’unica regola, ossia l’assenza di regole stesse. Per cui ecco che in una placida cittadina di quello che potrebbe essere il selvaggio west un giorno arriva… un mezz-elfo, e poi un licantropo, senza dimenticare i negromanti, i troll, gli gnomi e… altre forme di vita. Mescolanza di personaggi ma anche di situazioni: dall’investigazione per trovare l’assassino delle vergini, alle battaglie tra male e Male (di bene, in verità, ce n’è molto poco), da possessioni demoniache a cerche (quest) inconcludenti, insomma un vero e proprio potpurri di generi, situazioni e personaggi, che colpisce il lettore ma che anche lo entusiasma, in quanto sostenuto da una trama solida e sempre ricca di colpi di scena. Nuovi misteri, nuovi nemici, nuovi motivi di scontro (il tutto condito da un’ampia dose di sesso, carnale e animalesco) si succedono a ogni pagina, aumentando la voracità del lettore. 

Va detto, però, che non è un romanzo per tutti; i puristi di qualche genere potrebbero storcere il naso di fronte all’approccio dissacrante dell’autore, e anche chi non apprezza il linguaggio nudo e crudo, le scene splatter o ad alto contenuto erotico, potrebbe storcere un po’ il naso. Ma è proprio questo il bello di “Nero elfico”, il fregarsi di tutte queste regole, della morale (che, volendo, comunque c’è), dei canoni letterari, dei confini dei generi, lasciando la penna libera di schizzare ovunque. E’ un romanzo anarchico, che si prende tutte le libertà che vuole, che rinfresca, in mezzo a tanta massificazione stantia (soprattutto da parte dei giovani scrittori italiani), che aggredisce, che sorprende, ma soprattutto che diverte. Perché, in tutto quel caos (demoniaco e demenziale), non c’è la tragica drammaticità di “Il trono di spade” o l’agghiacciante atmosfera di certi racconti di Lovecraft, c’è solo una forte tendenza a sopravvivere e a godersela nel frattempo. Una filosofia del Carpe Diem di cui Lacero e Violata sono espressione. A ben pensarci, niente di diverso in fondo da quello che accade nella vita di ogni persona che lotta continuamente contro tanti mali, scegliendo a volte quello minore.

(Mia recensione originariamente apparsa sul sito "Le lande incantate).

2 commenti:

  1. Bellissimo libro, l'ho letto e riletto fino allo sfinimento, stupendo. Grazie per il consiglio dell'acquisto

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  2. Sempre bello rileggere la tua recensione! Una chicca: Lacero e Violata stanno tornando...

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